"Caro Ciferri, mi pare che Lei conosca a perfezione, forse senza rendersene conto, il sottile diletto dell'intarsio sia pure attraverso il pennello; la delicata intelligenza della Sua arte se ne avvantaggia felicemente."
VIRGILIO LILLI Venezia 1970
Il disegno è parte integrante nell’opera di Gianmaria Ciferri. Quando, come pittore, non era ancora
conosciuto, ha lavorato a lungo come disegnatore; molte le committenze, ma vale la pena di
ricordare almeno il gruppo editoriale di La Scuola di Brescia, con volumetti specifici, disegni su
testi scolastici e su riviste.
Nell’artista rimane sicuramente una memoria del lontano disegnatore; certamente la componente
didascalica è venuta meno; rimane il gusto raffinato, la memoria dei disegni studiati, il senso
narrativo, cui Gianmaria sa aggiungere la suggestione evocativa. Si tratta, per lo più, di figure
femminili; figure che vengono dal suo immaginario, da quell’eterno femminino regale che della sua
pittura è sempre stato il carattere.
La narratività è parte della sua vicenda artistica; rientra in quest’ambito lo sguardo assente della sua
protagonista, fissato a volte verso un “Oltre” che non conosciamo; rientra nel processo disegnativo
la cercata distanza tra la figura e il lettore.
In questa luce, Gianmaria elabora segni diversi, a volte un moltiplicarsi del tratto minuto, a volte il
distendersi del segno lineare, senza sbavature.
E a noi lettori Ciferri trasmette il senso di una bellezza non raggiungibile, collocata in alto, nel
mondo dei sogni, dei desideri anche. Collocato nella cultura che ha realizzato se stessa attraverso un
gusto raffinato, il disegno rappresenta l’offerta di un pittore che, bambino, si fermava ammirato e
incantato, ad osservare, con il naso all’insù, i mosaici di Ravenna.